Diario di bordo

Prima del diario vero e proprio, ci teniamo a fare una piccola precisazione: questo diario, per buona parte, è stato scritto l'11 settembre 2001. Ci stavamo divertendo mentre cercavamo di unire in un quadro unico quelle passioni che abbiamo in comune: star trek e l'esperanto. Le tremende notizie che improvvisamente sono arrivate dall'America hanno interrotto bruscamente i nostri pensieri semiseri, riportandoci alla realtà piu cruda. Il diario è rimasto per giorni dimenticato nei circuiti del mio computer e in un remoto angolo delle nostre menti. Inutile descrivere i nostri sentimenti in quei giorni; è sufficiente dire che l'universo cosmopolita prospettato da star trek ci è sembrato ben più lontano del 24° secolo. Poi però abbiamo realizzato che il nostro diario, sebbene in scherzosa forma trek, non era che un convinto messaggio di pace e di speranza e che quindi, proprio adesso, meritava di essere completato e fatto conoscere. Forse non sarà un granché ma, nei momenti tristi, far sapere che c'è qualcuno che sogna un mondo migliore in cui la pace e la fratellanza siano valori condivisi da tutti a prescindere dalla propria religione, cultura e tradizione, può aiutare a far sembrare meno nebuloso il futuro dell'umanità.

Un saluto a tutti.

 

Diario del Capitano, data astrale 0109.20.

La mia nuova nave, la U.S.S. Esperanto, è ormai pronta a salpare. I membri dell'equipaggio regolare lavorano insieme ormai da molti mesi per ultimare tutti i lavori prima del varo e la maggior parte degli studenti, insegnanti e ricercatori che parteciperanno alla nostra missione sono quasi tutti arrivati. Quelli che ancora mancano si imbarcheranno a poco a poco, durante le tante tappe del nostro viaggio che toccherà molti pianeti della Federazione e non.

La nostra missione, nata dalla collaborazione di molte università ed atenei di diversi pianeti, si propone di censire tutte le lingue considerate minoritarie, andando alla ricerca degli ultimi individui che parlano idiomi in pericolo di estinzione e, se possibile, rintracciare comunità che ancora usano lingue considerate già estinte. Raccoglieremo così, dalla loro viva voce, materiale come poesie, proverbi, canti che potrebbero essere l'ultima testimonianza di culture e tradizioni destinate a dissolversi nel nulla a causa della globalizzazione forzata del nostro secolo. Purtroppo la Federazione, a causa della sua grande influenza commerciale e culturale, è stata ed è, suo malgrado, sicuramente responsabile della cannibalizzazione di molte culture minoritarie. Finalmente però abbiamo capito che non possiamo permettere che questo immenso patrimonio di valori vada perduto e, anche se non è possibile arrestare il normale divenire dei cambiamenti naturali, possiamo cercare di conservare la memoria di tutte le civiltà che hanno avuto una parte grande o piccola sul palcoscenico della nostra storia.

Per me, esperantista fin dalla nascita, è un grande onore guidare questa missione. Quelli come me sono chiamati "denaskig^parolantoj (vedi nota a piè di pagina)", perché l'esperanto è la nostra lingua madre. I miei genitori, mio padre italiano, mia madre russa, si sono conosciuti in un congresso esperantista e l'esperanto è sempre stato la loro lingua comune. Io quindi ho imparato questa lingua naturalmente, come fosse una normale lingua etnica. Ed è soprattutto grazie a essa se ora io non mi sento cittadino di una città, regione o pianeta ma mi sento cittadino di tutto l'universo e considero miei fratelli tutti gli individui che lo abitano.

L'Esperanto, lingua pianificata, sintesi di molte lingue terrestri, inventata nel 1887 da Lazar Ludwig Zamenhof, un medico di Varsavia (Polonia - Terra) è da sempre ambasciatrice di pace perchè aiuta popoli di lingua, cultura, religione diverse a entrare in contatto fra di loro su un piano di perfetta parità. Semplice da imparare, è tuttora utilizzato dagli appassionati sparsi nella galassia ed è un'ottima materia propedeutica per gli studenti di lingue straniere e aliene, perché velocizza e migliora l'apprendimento.

Se questa missione è stata affidata a me, lo devo all'ammiraglio Privat, caro amico di famiglia. Ricevuta la richiesta di una nave scientifica da parte del magnifico rettore dell'Ateneo linguistico federale per gli scopi già detti, ha capito subito che io sarei stato il capitano più motivato per condurre questa impresa; gli esperantisti perseguono da sempre questi stessi obbiettivi. Ed è sempre grazie a lui se sono riuscito a battezzare la nostra nuova nave di classe Oberth con il nome della lingua universale creata da Zamenhof.

E, dopo sei mesi di preparativi, ormai ci siamo. Domani mattina alle ore 9.00 assisteremo alla cerimonia del varo e subito dopo avrà inizio la nostra grande avventura.

 

Capitano Juri Martini

 

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